sabato 24 dicembre 2011

LETTERA NATALIZIA DEI FONDATORI

Ed è arrivato anche il primo Natale del GD Calusco! Che dire...sembrava ieri quando a settembre abbiamo fondato, solamente in due, il circolo giovanile di Calusco d'Adda. Un'idea sicuramente molto provocatoria per una paese come il nostro ma che, nonostante un po' di scetticismo iniziale, ha riscontrato molto successo nei giovani caluschesi ritrovandoci, a 3 mesi da allora, in più di dieci!! Siamo davvero molto orgogliosi della risposta e partecipazione dei nostri giovani, con iniziative culturali, creative e a dir poco fantasiose sempre all'ordine del giorno, con lo scopo di coinvolgere sempre di più le nuove generazioni nella vita sociale. Le nostre rubriche, attive su tutti i nostri contatti telematici, stanno ricevendo un numero veramente sostanzioso di contatti, dimostrando, come si diceva tre mesi fa, che Calusco d'Adda è dotato di una straordinaria vivacità giovanile che andava solo scoperta. 
Tutto Calusco d'Adda dovrebbe essere orgoglioso di questo movimento giovanile infatti, se ci guardiamo attorno, è uno dei pochi paesi della nostra zona (forse l'unico) che è stato in grado di riunire, in un periodo storico sicuramente non dei più rosei, un cospicuo numero di giovani pronti a mettersi in gioco con passione per la nostra società.
Proprio per questo motivo ci teniamo a ringraziare, innanzitutto, ogni singolo componente del nostro circolo giovanile senza dimenticare, ovviamente, tutti i collaboratori, amici e simpatizzanti che ci supportano sempre e incondizionatamente. Ma soprattutto, anche se può sembrare banale, vogliamo ringraziare VOI, che ci seguite costantemente con attenzione, curiosità e interesse, dandoci la forza ogni giorno di portare avanti questo ambizioso progetto che, settimane dopo settimane, sta diventando sempre più importante e avvincente.
Il vostro sostegno ma, soprattutto, la vostra fantasia sono la nostra linfa vitale...
Ci risentiamo il 4 GENNAIO, giorno in cui riprenderanno le nostre rubriche dopo una breve pausa natalizia.
Buon Natale e felice anno nuovo a voi e a tutte le vostre numerose famiglie,


Lino Cassese
Maurizio Brescia




giovedì 22 dicembre 2011

CAOS DENTRO: LETTERA DI NICOLA SACCO

In un periodo storico condizionato da nuove lotte operaie e inquietudine nei confronti di uno Stato che, fra luci e ombre, rende molto ambigue le prospettive di futuro per tutte le generazioni presenti sul suolo italiano, ci sembra doveroso e allo stesso tempo molto costruttivo pubblicare la lettera che il nostro connazionale Nicola Sacco, poche ore prima di essere giustiziato negli Stati Uniti sulla sedia elettrica nel 1927, scrisse a suo figlio Dante. Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, per chi non li conoscesse, furono due anarchici italiani emigrati in America tra il 1908 e il 1909. Da subito molto attivi nell'organizzazione di scioperi per i diritti degli operai e degli immigrati  sul suolo americano, il 23 agosto 1927 furono giustiziati ingiustamente tramite sedia elettrica per l'omicidio di un poliziotto mai compiuto durante una manifestazione in ricordo di un altro italo-americano, Andrea Salsedo, assassinato dalla polizia precipitando dal quattordicesimo piano di un edificio appartenente al Ministero della Giustizia. Solo cinquant'anni dopo la loro morte, il governatore del Massachusetts riconobbe ufficialmente l'innocenza dei due italiani. Insomma, quando gli immigrati eravamo noi...

"Mio carissimo figlio e compagno, 
sin dal giorno che ti vidi per l'ultima volta ho sempre avuto idea di scriverti questa lettera: ma la durata del mio digiuno e il pensiero di non potermi esprimere come era mio desiderio, mi hanno fatto attendere fino ad oggi. Non avrei mai pensato che il nostro inseparabile amore potesse così tragicamente finire!
Ma questi sette anni di dolore mi dicono che ciò è stato reso possibile. Però questa nostra separazione forzata non ha cambiato di un atomo il nostro affetto che rimane più saldo e più vivo che mai. Anzi, se ciò è possibile, si è ingigantito ancor più. Molto abbiamo sofferto durante il nostro lungo calvario. 
Noi protestiamo oggi, come protestammo ieri e protesteremo sempre per la nostra libertà. Se cessai il mio sciopero della fame, lo feci perchè in me non era rimasta ormai alcuna ombra di vita ed io scelsi quella forma di protesta per reclamare la vita e non la morte, il mio sacrificio era animato dal desiderio vivissimo che vi era in me, per ritornare a stringere tra le mie braccia la tua piccola cara sorellina Ines, tua madre, te e tutti i miei cari amici e compagni di vita, non di morte. Perciò, figlio, la vita di oggi torna calma e tranquilla a rianimare il mio povero corpo, se pure lo spirito rimane senza orizzonte e sempre sperduto tra tetre, nere visioni di morte. Ricordati anche di ciò figlio mio. Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso. Aiuta i perseguitati e le vittime perchè essi saranno i tuoi migliori amici, essi sono i compagni che lottano e cadono, come tuo padre e Bartolomeo lottarono e oggi cadono per aver reclamati felicità e libertà per tutte le povere cenciose folle del lavoro. In questa lotta per la vita tu troverai gioia e soddisfazione e sarai amato dai tuoi simili. Continuamente pensavo a te, Dante mio, nei tristi giorni trascorsi nella cella di morte, il canto, le tenere voci dei bimbi che giungevano fino a me dal vicino giardino di giuoco ove vi era la vita e la gioia spensierata - a soli pochi passi di distanza dalle mura che serrano in una atroce agonia tre anime in pena! Tutto ciò mi faceva pensare a te e ad Ines insistentemente, e vi desideravo tanto, oh, tanto, figli miei! Ma poi pensai che fu meglio che tu non fossi venuto a vedermi in quei giorni, perché nella cella di morte ti saresti trovato al cospetto del quadro spaventoso di tre uomini in agonia, in attesa di essere uccisi, e tale tragica visione non so quale effetto avrebbe potuto produrre nella tua mente, e quale influenza avrebbe potuto avere nel futuro. D'altra parte, se tu non fossi un ragazzo troppo sensibile una tale visione avrebbe potuto esserti utile in un futuro domani, quando tu avresti potuto ricordarla per dire al mondo tutta la vergogna di questo secolo che è racchiusa in questa crudele forma di persecuzione e di morte infame. Si, Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre Idee che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire. Dante, per una volta ancora ti esorto ad essere buono ed amare con tutto il tuo affetto tua madre in questi tristi giorni: ed io sono sicuro che con tutte le tue cure e tutto il tuo affetto ella si sentirà meno infelice. E non dimenticare di conservare un poco del tuo amore per me, figlio, perchè io ti amo tanto, tanto... I migliori miei fraterni saluti per tutti i buoni amici e compagni, baci affettuosi per la piccola Ines e per la mamma, e a te un abbraccio di cuore dal tuo padre e compagno".

Nicola Sacco







martedì 20 dicembre 2011

CITTADINANZA E VOTO AGLI IMMIGRATI: FIRMIAMO!

Si comunica che, anche presso la sede del PD di Calusco d'Adda, è avviata la raccolta firme per le seguenti proposte di legge:

  1. riconoscimento di cittadinanza per i figli di immigrati nati sul suolo italiano;
  2. riconoscimento del diritto di voto amministrativo per immigrati.

Il circolo PD di Calusco d'Adda fa appello a tutti affinchè questa iniziativa possa diventare una risposta concreta anche ai fatti recentemente avvenuti a Torino e a Firenze.
Riportiamo qui di seguito gli orari per poter partecipare alla raccolta firme:

  1. Lunedì: 9.00-11.30 / 14.00-17.30
  2. Da martedì a venerdì: 9.00-11.30 / 14.00-17.00
  3. Sabato: 9.00-11.30

Grazie già da ora per la vostra sensibilità e partecipazione!




giovedì 15 dicembre 2011

CAOS DENTRO: LA RABBIA DI CHI NON VALE NIENTE

In questa storia non c’è nulla di originale. 
 
Ho conosciuto Sara all’università, anche lei studentessa fuori sede. Raramente entro in confidenza così tanto con le persone da farmi raccontare  storie personali (sarà, ahimè, il mio “animo nordista”) ma è stato difficile non farsi trascinare dalla sua energia e simpatia, così abbiamo fatto subito amicizia. Sara è una ragazza di 24 anni e proviene da un piccolo paese del Sud. Ha perso il padre da bambina e da allora vive con la madre e la sorella più grande.  Finita la triennale, ha deciso di trasferirsi  a Roma per  la specialistica –
“al sud non ci sono molte opportunità e in ogni caso ho intenzione di rimanere a Roma anche dopo la laurea. O magari verrò a Milano!”.
Mi racconta dei sacrifici che sua madre, dipendente pubblico, sta sostenendo per farla studiare. Sara cerca di darle una mano lavorando part-time per poche centinaia di euro al mese “almeno mi pago l’affitto e le spese”. Alla borsa di studio è risultata idonea. Che vuol dire? Ne ha diritto ma non c’è copertura a causa della mancanza di finanziamenti. Sara è sveglia, brillante, si dà anima e corpo tra università e lavoro, ma a volte, presa dallo sconforto, mi chiede: “ma è la scelta giusta? vale la pena di fare tutti questi sacrifici?”. E’ una domanda che mi pongo spesso anche io e ammetto che faccio fatica a trovare una risposta incoraggiante. Poi penso alle parole di mio padre, che con la sua calma rassicurante riesce ad alleggerire qualsiasi mio pensiero: “E’ dura, ma è sempre un’opportunità in più per te, per il tuo futuro, per quello che vorrai fare”. Mi aggrappo a queste parole come una bambina alle favole, sono disillusa e so che in questo paese c’è qualcosa di profondamente sbagliato. I problemi li conosciamo, elevata disoccupazione femminile e giovanile, precarietà, stage che in realtà sono volontariato, tagli all’università che non offre i servizi adeguati, mancanza di fondi per il diritto allo studio e molto altro ancora. Pretendere che il governo attuale ponga rimedio a questa situazione è una chimera, ben altre sono le priorità in questo momento. Tuttavia, penso che noi giovani siamo il motore di questo paese e che se non si punterà su di noi (come non è stato fatto fino a ora) si andrà poco lontano.
La storia la conosciamo: cervelli in fuga, giovani che cercano di realizzare il loro futuro là dove le loro capacità vengono riconosciute e premiate. Oppure, per chi non può permettersi di  lasciare il proprio paese (o non vuole), lo attendono anni di  precarietà, tra stage che non formano e contratti a progetto.
Un finale diverso è possibile, ma spetta solo a noi cambiare le cose, ora più che mai. La vita è una e il tempo non gioca a nostro favore. Non possiamo giocarci il nostro futuro, non possiamo  aspettare che i politici, o chi per essi, si sveglino dal loro torpore. E’ il momento di farci sentire, di gridare ancora più forte. Come recita un murales nel film-documentario “TheTake” (di Lewis e Klein):  “I nostri sogni non entreranno mai nelle vostre urne!”. Elettorali? Cinerarie? Probabilmente non vi è molta differenza...


giovedì 8 dicembre 2011

Strappiamo i petali dalla margherita: MONTIamo o sMONTIamo?

Consueto appuntamento settimanale con la nostra rubrica di attualità e cultura! Ecco il secondo numero di Caos Dentro, che questa volta ci catapulta in parlamento, nella realtà politica italiana più recente. Buona lettura e, soprattutto, buona riflessione


“Monti-amo o s-Monti-amo?”, un gioco di parole, anche piuttosto stupido, ma diciamo che è proprio quello che penso quando guardo il lavoro del nuovo governo. Diciamo pure che ho il “Caos Dentro”.
Non ho la pretesa di scrivere un articolo che parli di economia e di fare una critica dettagliata del decreto Salva-Italia (anche perché farei una gran figuraccia), ma sicuramente mi aspettavo qualcosa di diverso dal nuovo governo.
Non che i sacrifici richiesti ai cittadini non me li aspettassi, ma, illusoriamente, me ne aspettavo più dalla casta: si, certo, Monti rinuncia al suo stipendio di Presidente del Consiglio e di Ministro dell’economia, bravo, ma gli altri?
Si è sentito tanto parlare di equità tra le condizioni dei lavoratori e quelle dei politici, ma intanto i vitalizi rimarranno invariati fino alla prossima legislatura, per non parlare dei privilegi che ancora non sono stati toccati.
Di che equità stiamo parlando? Perché dobbiamo aspettare la prossima legislatura perché i nostri politici (nostri perché li paghiamo NOI e sono NOSTRI dipendenti) facciano dei sacrifici?
Se il nostro Stato è nei guai, per non dirla in altri termini, allora tutti dovremmo sacrificarci un po’!
Invece, ancora una volta, quelli tassati siamo noi, l’ICI, anzi l’IMU, ritorna (magari anche a ragione vista la situazione economica di diversi comuni dopo che era stato tolto), ma il problema dell’Ici sugli immobili della Chiesa non se lo sono nemmeno posti!
Ora, non voglio tornare sul solito discorso “i-politici-degli-altri-stati-non-hanno-tutti- questi-privilegi” (cosa peraltro vera) perché non è questa la questione e non lo è mai stata: il motivo per cui i nostri politici dovrebbero rinunciare a privilegi e stipendi astronomici non dovrebbe essere per rendersi uguali ai politici di tutta Europa, ma perché questo vantaggio non è giustificato nemmeno dal loro lavoro!
Tutti lavoriamo per uno scopo, per noi stessi, perché amiamo quello che facciamo, per mantere le nostre famiglie e c’è chi prende di più di altri, perché è un libero professionista o perché ha fortuna in quello che fa, c’è chi prende di più perché rischia di più, ma fare il politico non giustifica stipendi alti per star seduto a dormire in parlamento e non lo giustificherebbe nemmeno se facesse bene il suo lavoro: infatti, per quanto sia nobile mettersi al servizio del proprio paese, bisogna farlo con coscienza e con le capacità che servono e non per lo stipendio .
Ovvio che non si tratta solo degli stipendi dei politici, si tratta di legalità, di combattere le mafie, di ridare dignità ai giovani, di creare futuro e non di arrancare cercandolo.

Quindi, da che parte stare? MONTIamo o sMONTIamo?
Non sto da nessuna parte, anzi, sto in bilico tra le parti: son delusa da questo decreto Salva-Italia e quindi non AMO , ma non si “smonta” perché quello che più ci serve ora è un governo che stia in piedi abbastanza da riportarci in crescita, mi piace questo governo di Ministri non politici che ne sanno del loro ministero, ma vorrei riforme più coraggiose e più lanciate sull’equità…quindi? Quindi aspetto di vedere come vanno le cose. In fondo siamo più o meno a 3 settimane di governo, un po’ poco per giudicare…o no?
Sicuramente mi aspetto i vostri di giudizi: amo-Monti o non-amo-Monti? A che petalo siete?

Marta

lunedì 5 dicembre 2011

PALAZZO MADAMA: VITALIZIO E INDIGNAZIONE

Vi riportiamo qui di seguito lo sfogo, più che comprensibile, del coordinatore del circolo PD di Calusco d'Adda sulla questione vitalizio, che tanto continua ad indignare i cittadini, soprattutto in questo momento in cui continuiamo a sentire la parola "sacrifici". Abbiamo lasciato la parola al coordinatore, Sperandio Mangili, che dopo una breve nota introduttiva sulla tematica ci ha concesso di pubblicare anche la mail da lui mandata ai senatori del Pd di Roma, con imminente risposta da parte della sen. Anna Finocchiaro. Buona lettura.


Il 24 novembre, Palazzo Madama ha reso noto che il Consiglio di Presidenza del Senato, presieduto dal presidente Renato Schifani, ha deliberato all'unanimità il superamento dell'attuale sistema degli assegni vitalizi, a favore di logiche di maturazione di un diritto pensionistico parametrato ai contributi effettivamente versati sulle retribuzioni percepite.
Gioia e tripudio per l'ormai prossima abolizione di uno dei privilegi più odiosi e detestabili tra i numerosi di cui beneficiano i nostri senatori e i nostri deputati? Fino a un certo punto.
In primo luogo, perché si tratta per ora di un annuncio e la fiducia nella consequenzialità tra parole e opere, in questo Paese, è ormai a zero spaccato. Ancor più, però, perché la nota precisa che questa abrogazione si verificherà "a partire dalla prossima legislatura per i nuovi eletti". La solita, maledetta logica del diritto acquisito, vera e propria architrave dei mali del Paese.
Non solo quando si fanno riforme degne di questo nome, ma persino quando si aboliscono veri e propri privilegi, si tira una riga e "chi c'è, c'è".
Alla bisogna, trincerandosi dietro la Costituzione, nel senso che, come facevano osservare anche ieri alcuni senatori, i diritti acquisiti sarebbero costituzionalmente garantiti e, come tali, intoccabili.
Francamente c'è da dubitare che la nostra Costituzione non lasci spazio a interpretazioni che, sulla base di un criterio di ragionevolezza qualitativa e quantitativa, consenta di distinguere tra ciò che può costituire un vero e proprio diritto il cui disconoscimento può minare la dignità di un cittadino e ciò che sconfina nel puro arbitrio legislativo altrettanto arbitrariamente ritirabile in qualsiasi momento, quando si deve prendere atto che, se la festa è finita per chi verrà, non può che finire anche per chi già, c'era e può dirsi fortunato di averne sin lì beneficiato.
Difficile infatti pensare ad attentato più grande alla democrazia di un Paese di un impianto costituzionale che, suo malgrado, avallasse logiche di cittadinanza fondate su padri di serie A, figli di serie B e, tra un po', nipoti di serie C.
Per rilanciare il Paese servono riforme, sacrifici e abolizione di privilegi. Pensare di poter riuscire a gettare le basi di questo rilancio ponendo in essere riforme che riguardino solo il futuro, chiedendo sacrifici solo a chi ancora non ha messo al sicuro il suo diritto acquisito e mantenendo in essere tutti i privilegi di cui qualcuno già gode o potrà godere, significa non avere realmente chiaro come sia proprio il passato, con la sua insostenibilità, a precluderci una prospettiva di futuro.
Un passato che trova la propria esteriorizzazione e quantificazione finanziaria nella montagna di debito pubblico che ci sta tirando a fondo. Un passato con il quale dobbiamo rassegnarci a fare i conti, riscrivendone oggi per allora alcune pagine, in quelle parti in cui diritti irrinunciabili e privilegi rinunciabilissimi si confondono tra le righe.
Diversamente, se davvero vogliamo illuderci che tutto possa restare così com'è e possa essere sufficiente tirare una riga e girare pagina, sentendoci già bravi e illuminati per questo, l'unica parola della storia che potremo scrivere su quella nuova pagina sarà, mestamente, "Fine".

Ecco la mail inviata ai senatori del PD: "Sono Spera, coordinatore del Circolo di Calusco d'Adda BG, ed a nome di tutto il Circolo intendo esprimere tutta la mia indignazione per il recente pronunciamento del Senato che prevede lo "scandaloso" provvedimento che indicherebbe i tagli da effettuare ai "futuri" eletti in Senato. Francamente ci si aspettava che i "Diritti acquisiti" riguardassero la totalità degli italiani e non la Casta, siamo consapevoli che i sacrifici li dovremo affrontare e dio sa se non sappiamo affrontarli in questa situazione drammatica, ma sentirci presi in giro da coloro che dovrebbero rappresentare la saggezza e l'equilibrio è decisamente troppo. Ne ho piene le tasche di fare da parafulmine del Partito per le persone che incontro in strada, o i nostri eletti si danno la mossa o la si smetta di chiamarci "DIVERSI" dagli Scilipoti di turno.
Non mollo nonostante tutto, ma la misura è quasi colma.
Sperandio Mangili, Coordinatore di Circolo di Calusco d'Adda.
Attendo risposta.
"

E la risposta della sen. Anna Finocchiaro: "Mi sembra che la decisione presa dai presidenti della Camera e del Senato di anticipare al 2012 l'entrata in vigore del sistema contributivo per i vitalizi dei parlamentari vada nella giusta direzione. È un intervento che cerca di equiparare le condizioni dei parlamentari a quella degli altri lavoratori. Si tratta di un passo verso una maggiore equità."
sen. Anna Finocchiaro

giovedì 1 dicembre 2011

CAOS DENTRO: DISCUSSIONE SUL “FINE VITA”


Il primo numero della nostra rubrica di attualità e cultura debutta con una tematica molto delicata, tornata prepotentemente in queste ore motivo di discussione: lo scontro sul fine vita.
Come molti di voi già sapranno Lucio Magri, storico fondatore del Manifesto e ex parlamentare comunista, ha scelto di mettere fine alla propria esistenza, dopo una lunga depressione,  in una clinica svizzera attraverso il cosiddetto “suicidio assistito”. La scelta dell’intellettuale italiano, oltre a suscitare enorme cordoglio per la perdita di una delle menti più eccellenti del nostro paese, ha riaperto una vecchia ferita, ovvero quella del diritto dell’uomo di poter scegliere liberamente come concludere la propria esistenza. La scelta di Lucio Magri, dettata da una depressione insostenibile dopo la perdita dell’amata moglie Mara, ha suscitato una lunga serie di commenti e dichiarazione sulla questione del “fine vita”, raccolti sia nel panorama politico che in quello, come lo definiscono molti, prettamente “laico”. Di fronte alla perdita di Magri, Vannino Chiti, vicepresidente del Senato, chiede “rispetto e pietà” ma soprattutto “che si eviti di promuovere l’ennesima disputa ideologica, prediligendo il silenzio, la compassione e i sentimenti di fraternità umana”. Ben altro tono quello del centrista Maurizio Ronconi, che definisce la scelta di Magri un “atto di viltà”, mentre Ignazio Marino, del PD, sottolinea la differenza tra “suicidio assistito” e “eutanasia” , invitando comunque tutti a evitare il solito scontro pro-vita e pro-morte. Molto diretto invece Cicchitto, che rabbrividisce di fronte all’esistenza di cliniche “per la buona morte”. Emma Bonino, invece, risponde alla questione senza mezzi termini, affermando che “la morte fa parte della vita e ci appartiene”.
A seguire ecco Mina Welby, moglie di Piergiorgio, che scelse di morire nel 2006 assistito dal suo medico dopo anni di malattia. Se Lucio Magri ha scelto di morire in Svizzera, dice Mina Weelby, "vuol dire che considerava la sua depressione senza via d'uscita. Era la sua volontà, e la scelta dell'individuo è l'unica cosa che conta. La scelta di uscire dalla vita compete alla persona, non ci sono critiche da fare, solo massimo rispetto". Sulla stessa lunghezza d’onda anche Peppino Englaro, padre di Eluana, che con parole molto semplici dichiara: “vale solo e sempre un principio: il primato della coscienza e della libertà personale". Secondo Englaro, "nessuno può entrare nella coscienza di una qualsiasi persona. Questo signore evidentemente ha esercitato il primato della sua coscienza. E' tutto lì. E tutto si riassume in queste parole, nel primato della coscienza personale, che non può essere messo in discussione da nessuno sulla faccia della terra". Alla luce di questo primato, conclude Englaro, certe scelte non vanno necessariamente condivise, ma devono essere sempre rispettate.
Punti di vista diversi, come si può ben notare, ma una domanda sorge spontanea: “chi vorrebbe vivere in uno Stato che si appropria del diritto di scegliere in che modo una persona libera vuole concludere la propria esistenza? Dove sta la libertà del singolo individuo? Non è forse un dramma, inoltre, prendere questa decisione e concludere la propria esistenza lontani dal nostro paese?
Che la discussione abbia inizio!