Come è cambiato il
sindacato negli anni? È ancora in grado di tutelare i suoi lavoratori? E come
viene percepito da chi, da decenni, lavora nell’industria?
È indubbio che il
mondo del lavoro sia mutato profondamente, cambiamento dovuto a diversi fattori
che riguardano lo sviluppo tecnologico, il concetto di produzione, una maggiore
competizione, l’emergere di nuovi sistemi organizzativi per le aziende,etc. Il
Sindacato come ha reagito a questi cambiamenti?
Oggi
vogliamo parlarvi di un mondo in particolare, quello dei lavoratori
metalmeccanici che ieri, 5 dicembre 2012, sono scesi in piazza per protestare
contro l’approvazione del nuovo contratto nazionale 2013-2015. Si tratta dei
lavoratori della FIOM, sindacato dei metalmeccanici che dopo aver rifiutato l’accordo
del 2009, è stato escluso dalle trattative per il rinnovo del contratto
nazionale siglato tra Federmeccanica; Assistal, Fim, Uilm e definito da Mirco
Rota, segretario generale della Fiom della Lombardia, un “contratto che va
contro i diritti dei lavoratori”.
M. (50) e L. (26) –
tesserati FIOM
A quanti anni hai
iniziato a lavorare?
M.
<< Ho iniziato a lavorare a quindici anni, ho fatto vari lavori, dal
tappezziere all’imbianchino, poi sono entrato in fabbrica e ormai sono una tuta
blu dal ’79. >>
L.
<< Ho svolto diversi lavoretti durante gli studi, per lo più come
commesso o addetto vendita. Dopo il diploma di maturità ho iniziato a cercare
qualcosa di più inerente ai miei studi (elettrotecnico, ndr), così a 18 anni ho iniziato a lavorare come operaio
metalmeccanico in fabbrica, non è esattamente ciò che vorrei fare ma dato che al
momento cambiare è impossibile, mi accontento. Più avanti chissà. >>
Cosa pensi del
Sindacato in generale?
M. << Penso che si sia indebolito
molto. Ho sempre creduto nell’importanza di scioperare per ottenere migliori
condizioni di lavoro, ma ormai sono giunto alla conclusione che gli scioperi,
per come sono organizzati oggi, servono ben poco. Una volta gli operai erano uniti, lo sciopero
non era programmato con settimane di anticipo (a che serve se è “pianificato”?
l’azienda si prepara e l’effetto di disagio viene praticamente annullato).
L’azienda era
messa alle strette e alla fine ottenevi ciò che ti spettava. Mi ricordo, ad
esempio, quando abbiamo fatto sciopero per ottenere la mensa e il padrone ci
diceva “andate a ca’ vostra a mangiare!”, abbiamo lottato e alla fine l’abbiamo
ottenuta. Sembra poco? Beh, con un ora di pausa non torni a casa e quando devi
pranzare con un panino tra le polveri e l’olio delle macchine, per non parlare
del freddo d’inverno, un posto caldo e pulito fa la differenza. È una questione
di rispetto e di dignità. Oggi il sindacato si è spaccato e ciò è avvenuto perché
il sindacato si è messo a fare politica. Un sindacalista che lotta non per i
lavoratori ma per fare carriera, iniziando ad anteporre i propri interessi, non
è più un buon sindacalista. È compromesso e chi ci rimette sono gli operai.
Questo succede tanto ai livelli più alti quanto all’interno delle singole
aziende. Una volta abbiamo fatto uno sciopero per un aumento di salario. Giorni
di sciopero e alla fine l’azienda aveva ceduto, dandoci quasi l’intera somma
richiesta. Un accordo ragionevole e di buon senso. Il rappresentante interno
però non era d’accordo, ne faceva una “una questione di principio” e ha
continuato a fare guerra all’azienda, contro anche il volere della maggioranza
degli operai. Il suo obiettivo - l’abbiamo capito poi - era principalmente di
farsi notare dal sindacato provinciale, sperando di lasciare il posto in
fabbrica e assicurarsene uno in ufficio. Tuttavia lo sciopero era diventato
insostenibile e l’accordo che era stato inizialmente avanzato fu ritirato
dall’azienda e ne fu proposto un altro, meno conveniente, che alla fine il
rappresentante fu costretto ad accettare. Questo è solo un esempio di come
interessi personali indeboliscano il sindacato e come venga messo in secondo
piano quello che dovrebbe essere il suo vero e unico obiettivo: la tutela del
lavoratore.>>
L.
<< Ormai il sindacato fa politica e la spaccatura che si è venuta a
creare tra i tre sindacati è puramente “ideologica”. Ormai non si parlano
nemmeno più, partono da posizioni contrapposte alle quali rimangono saldamente
attaccati senza fare alcuno sforzo per venirsi incontro. Gli operai sono
operai, non ci sono operai di destra e operai di sinistra o almeno non
dovrebbero esserci nel momento in cui si parla di diritti. Questi sono estesi a
tutti e quindi è giusto che i sindacati parlino tra loro, trovino un accordo e
si confrontino all’interno delle fabbriche con i lavoratori. Cosa vuol dire,
all’interno della stessa fabbrica, fare due assemblee sullo stesso argomento, nello stesso giorno,
in due stanze separate? Ciò significa che c’è ostilità, non si parlano. Non si
spacca solo il sindacato, si creano fratture nel gruppo operaio in cui si
insinuano ricatti, compromessi. Si indebolisce il potere contrattuale dei
lavoratori e l’azienda può sempre più facilmente imporre le proprie condizioni,
soprattutto in un periodo di crisi come questo. >>
Cosa pensi dello
sciopero di ieri contro l’approvazione
del nuovo contratto metalmeccanici?
M. << Io non
ho aderito allo sciopero. Non perché sono d’accordo con il contratto che hanno
firmato CISL e UIL, è un contratto che fa pena. Si vantano di aver dato un aumento
di 130euro, “soldi freschi” li hanno definiti. Innanzitutto, sono “al lordo” e
solo per il quinto livello, andando a scalare per i livelli più bassi.
Una 1a, stando al contratto, prenderà
un aumento (sempre al lordo) di 81,25 euro, spalmati su tre anni. Ovviamente la
tranche più consistente sarà data nel 2015. Diciamo che è un contentino che CISL
e UIL sbandierano a destra e a manca come una grande conquista solo per coprire
ciò che hanno fatto passare sotto silenzio e senza consultare i diretti
interessati, ossia noi operai.
Primo tra tutti le
modifiche riguardanti il lavoro straordinario. Gli straordinari sono
obbligatori (per un massimo di 200/250 ore l’anno, ndr) e “nessun lavoratore, salvo giustificato motivo, si può rifiutare”
di farli. Ad esempio, possono chiederti di lavorare 10 ore il sabato o la
domenica (8 ore di straordinario settimanale + 2 ore di straordinario
giornaliero, ndr). Ma non è finita
qui. La cosa assurda è che hanno firmato
un contratto che svaluta il ruolo del sindacato stesso. L’azienda, infatti, in
particolari circostanze, può modificare turni e predisporre straordinari (anche
oltre a quelli obbligatori previsti), senza contattare il RSU. Quale sindacato
“sano” può firmare un contratto che riduce il suo potere contrattuale? Ma
soprattutto, mentre tutto questo accadeva, durante i tre mesi di trattativa tra
Federmeccanica e Cisl-Uil, il nostro sindacato dov’era? Perché si è aspettato
di arrivare a ridosso dell’approvazione (e proprio ieri è stato approvato!) per
protestare? Non si sapeva della scadenza del precedente contratto? Io ho scioperato
contro l’abrogazione dell’articolo 18; ho scioperato per far reintegrare in
azienda colleghi ingiustamente licenziati. Ho scioperato contro l’esclusione
dalla trattativa della FIOM dell’ultimo contratto nazionale. Ho scioperato, ma
cosa abbiamo ottenuto? È vero il giudice ha dato ragione alla FIOM, una bella
vittoria, “facciamo storico così tra dieci anni vedranno quello che abbiamo
fatto” mi ha risposto il nostro rappresentante interno. Peccato che alla fine
ho perso 8 ore di lavoro, il contratto non è stato annullato e lo stipendio sia
lo stesso. Dello “storico” non me ne faccio niente. Se davvero ne valesse la
pena, se davvero si desse prova che le cose cambiano, allora sì, lo farei. Sono
più di 30 anni che lavoro ed è sempre peggio. L’unica cosa da fare è stracciare
le tessere, scendere in piazza e bloccare l’Italia. Farlo davvero, non dopo che
l’accordo è stato approvato e “solo per fare storico”. Sono stanco e penso che
se continuerà così non rinnoverò neanche la tessera. Pago più di cento euro di
tessera all’anno e per che cosa? >>.
Le posizioni espresse da M.
riguardo alle condizioni previste dal contratto sono condivise appieno da L. il
quale, però, ha preso una decisione diversa: aderire alla protesta.
L. << Io ho deciso di aderire allo
sciopero perché credo nella FIOM. Rispetto ai vari sindacati è quello che più
di tutti riesce a farsi valere e questo anche rispetto alla “madre” CGIL. Ho
deciso di aderire perché ritengo inconcepibile il fatto che il mio sindacato,
quello per il quale pago una tessera per essere rappresentato, venga escluso
dalla trattativa, ma soprattutto non
posso accettare che si parli di questioni riguardanti i lavoratori senza..i
lavoratori!! Per quanto riguarda il nuovo contratto sono sconcertato. Sull’aumento
(in generale, per come è concepito) trovo ci siano delle contraddizioni.
Innanzitutto, il fatto che l’aumento vada a scalare non comporta che un
ampliamento della forbice tra chi guadagna di più e chi di meno. Ok, l’aumento sarà
in proporzione, ma dato che la differenza c’è già a monte ed è data dal livello
di appartenenza, un aumento trasversale sarebbe più equo, soprattutto in un periodo drammatico come questo dove,
proprio chi guadagna di meno, ne ha più bisogno. In secondo luogo voglio
rispondere a chi mi dice “Beh, se non ti sta bene questo aumento non prenderlo”,
che il problema non è l’aumento in sé, ma che una trattativa con i sindacati
divisi non può che nuocere unicamente ai nostri diritti. Sicuramente uniti avremmo
ottenuto di più.
Un altro punto è
quello del lavoro straordinario. Rendendo obbligatori gli straordinari, non
solo si rende l’operaio a completa mercé dell’azienda, ma si riducono anche i
margini per nuove assunzioni. La verità è che dopo l’approvazione del “contratto
FIAT” la posizione dei lavoratori si sta indebolendo sempre di più (complice la
crisi) e senza un sindacato in grado di opporsi, ma che anzi si spacca, bypassa
i lavoratori ed esclude dalle trattative una delle sigle con il maggior numero
di tesserati (FIOM), è destinato a scomparire. Serve un nuovo sistema, il
sindacato deve essere rinnovato, smetterla di essere “politicizzato” e
rimettere i diritti del lavoratore al centro dei suoi interessi, comprese le
nuove tipologie di lavoratori, i “precari”, sempre più penalizzati e meno
tutelati.>>