Caro Sindaco, a proposito di ...


Con questa nuova rubrica intendiamo entrare nel vivo del dibattito che a breve si aprirà sulle prossime elezioni amministrative, e come sempre riguarderà i suoi protagonisti, il confronto/scontro tra le opposte offerte politiche, i programmi e gli annunci.
Ma questa volta vorremmo affrontare la questione con una visuale un po' insolita, "rovesciata" si potrebbe dire: provando a mettersi in piedi su un banco, come in quel bel film interpretato da Robin Williams ("Oh Capitano, mio Capitano" ricordate?), e guardare le cose da un altro punto di vista, il Nostro, quello dei "governati", dei cittadini elettori, del popolo sovrano ma meglio se anche interessato, informato e partecipante, e al quale vanno comunque predisposte e offerte tutte le opportunità possibili di informazione e di partecipazione.
Anche perchè la politica non è solo partecipazione. È anche dialogo fra persone: ascoltare, conversare, spiegare, persuadere, rivedere le proprie idee.

L’esperienza amministrativa trascorsa e ormai conclusa ha messo in evidenza che il desiderio di partecipazione dei cittadini al governo del paese può venire facilmente trascurato, ignorato, mortificato.
Quello che, invece, vorremmo che accadesse è esattamente l’opposto: offrire a tutti i cittadini, le associazioni, i gruppi, che ritengono di avere idee e proposte politiche in grado di migliorare la nostra comunità, la possibilità (concreta, garantita e regolata) di partecipare alle scelte relative al governo del nostro Comune.
E noi crediamo che si debba quindi scegliere l'azione che parte dal piccolo e dall'immediato, dal personale. Anche perchè questa via apre una straordinaria sequenza di modificazioni culturali.
Chi agisce localmente si sente coinvolto in prima persona, non si limita a protestare o a seguire inconsapevolmente il "senso comune", ma sperimenta la possibilità di mettere insieme le risorse, di verificare la propria capacità individuale e di farla crescere, vede nella pratica che è vero che la solidarietà e la collaborazione possono fare miracoli e cambiare se non il mondo il proprio piccolo paese.
Certo è più difficile e faticoso, si fanno errori e si sbatte la testa contro i propri limiti, ma certamente è appassionante. E questa collaborazione fa crescere la voglia di stare con gli altri, di far festa, di vivere i rapporti umani e di lavoro in modo diverso.

Non ti ascolta nessuno se gli parli di Tobin Tax e ti prendono per un inguaribile idealista se prospetti la fine dell'era delle mazzette. Forse ti danno retta se gli parli di qualche cosa che hanno davanti, di quel che mangiano, di quel singolo bruciatore che hanno sotto il naso e che li inquina, di come controllare il bilancio della scuola dei loro figli o quello dei lavori sulla strada che passa sotto casa loro.

Da qui l'idea di un "dialogo immaginario (ma non tanto)" col futuro Sindaco, per parlare di Cose Concrete, di Integrazione e Cultura, di Istruzione e Solidarietà e di Territorio che abbiamo in prestito dai nostri figli.
Attraverso le parole-chiave di un "Alfabeto dei Sogni (ma non solo)", da A come Ascoltare, C come Coraggio, F come Fare (dopo aver promesso), da scandire fra chi ha la responsabilità provvisoria di governare e coloro che lo hanno eletto, ma desiderano partecipare all’esercizio del governo del paese. Insieme.

Serve ripartire dalla gente: è l'unico modo per far capire alla maggioranza delle persone che se si prende direttamente l'iniziativa si è capaci di migliorare la vita propria e quella di chi è vicino (o lontano).
In fondo si tratta di spiegare una cosa molto semplice: la gente che ama la gente è meglio della gente che ama i soldi della gente!

Alce Nero