Imprenditori, disoccupati, lavoratori precari. Tutte persone, queste, schiacciate dalle difficoltà economiche degli ultimi tempi e lasciate sole a fronteggiare problemi più grandi di loro. Persone che sempre più frequentemente decidono di farla finita, senza lavoro e per questo incapaci di guardare al futuro con la serenità che ogni uomo merita.
I suicidi a causa della crisi, in Italia, oramai sono all'ordine del giorno, con la mancanza di liquidità che fa da denominatore comune di questi drammi.
Al momento però lo Stato, a parte fornire quotidianamente il numero totale di suicidi e tranquillizzare i cittadini con dichiarazioni del tipo "i suicidi non sono aumentati per la crisi" o "per l'Istat i suicidi non crescono", cosa sta facendo concretamente per evitare che altre persone compiano gesti estremi? Assolutamente niente!
Come al solito sono i Comuni, nella loro solitudine, ad addossarsi questi drammi e, in alcuni casi, si dimostrano veramente all'altezza del problema. Un esempio virtuoso è quello del comune di Bologna che, dopo l'ennesimo suicidio di un artigiano locale, ha deciso di scendere in campo in prima persona con iniziative volte all'ascolto e al sostegno, così da evitare che la disperazione che vivono quotidianamente tante persone non si trasformi, ancora una volta, in un gesto estremo. Il comune di Bologna, che farà da regista di questa esemplare iniziativa, attiverà un punto d'ascolto, con una competente e esperta squadra di psicologi (supportata dai servizi sociali) che seguiranno con attenzione tutte quelle persone in difficoltà a causa di questa interminabile crisi economica. Ascoltare e sostenere...due verbi che possono sembrare a prima vista banali ma che forse molti di noi non usano più o non hanno, soprattutto, più il tempo di usare.
Prendiamo esempio da Bologna e impegniamoci tutti, in prima persona, affinchè questi drammi in Italia non accadano più.
Non vogliamo sentire più storie come quella di Arcangelo Arpino, imprenditore napoletano di 63 anni suicidatosi con un colpo di pistola alla testa per debiti, o come quella di Generoso Armenante, di 48 anni, impiccatosi dopo più di un anno e mezzo senza lavoro. Nessuno, nella crisi, deve essere lasciato solo.
Vi salutiamo pubblicando, qui di seguito, il biglietto d'addio di Generoso Armenante, nella speranza che sproni ognuno di noi ad impegnarsi in prima persona per non lasciare nessuno da solo nel suo dramma.
"Chiedo perdono a tutti...Visto che sono un fallito ho deciso di farla finita. Senza lavoro non posso vivere."
Generoso lascia la moglie e una giovane figlia di 19 anni.
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