Giovane laico non tanto in senso anagrafico, ormai non più semmai maturo, ma nel senso di conquista recente.
Sì perchè non è semplice e facile come potrebbe sembrare dirsi e essere veramente laici, è una conquista lunga e sofferta e implica forse essere non più giovani di età, aver perso certi slanci passionali e acquisito la rigorosità e la coerenza che questo "habitus" comporta: laico è sinonimo di assenza di pregiudizi, ragionare laicamente significa non partire da presupposti aprioristici e non assumere posizioni immodificabili nel tempo e quindi rifuggere con forza ogni tipo di dogma.
Pertanto può benissimo non essere laico, e molto spesso non lo è, un ateo così come può essere sicuramente laico un credente e in particolare un cattolico.
Da qui il mio auspicio di poter incontrare più spesso, non è purtroppo facile oggigiorno, qualche cattolico "adulto" con cui incrociare molto laicamente le spade simboliche della dialettica e del confronto sui temi caldi che investono nel profondo la società italiana e il vivere in "comune", come quelli dell'inizio e del fine vita e il diritto ad una vita e a una morte sempre e comunque dignitosa.
Noi laici vediamo con molto favore l'impegno civile e politico dei cattolici, così come siamo favorevoli - proprio perché laici - allo spazio pubblico a disposizione della Chiesa come di qualsiasi altra associazione o individuo per diffondere le proprie idee.
La Chiesa predichi la sua fede. Offra la sua visione etica, censuri quanti a suo giudizio si rendano colpevoli di riprovevoli comportamenti. I cattolici "impegnati" tengano conto degli indirizzi dottrinali e dei valori predicati dalla Chiesa e cerchino anche di trasfonderli in politica nella misura giudicata opportuna ma senza mai dimenticare una cosa molto importante, che le leggi hanno valore "erga omnes" e non possono dunque obbligare i non cattolici ad obbedire a norme che riposano su dogmi non vincolanti per chi non li condivide.
Tutto questo è chiaro e accettato sia dalla Chiesa, sia dai cattolici "adulti", sia dai laici non credenti o di altre religioni. Esiste però un punto di scontro e lo pone la Chiesa quando parla di valori "non negoziabili".
Anche i laici hanno valori non negoziabili come per l'appunto la concezione della laicità dello Stato, affermata e garantita dalla nostra Costituzione repubblicana e democratica. Quindi che cosa si intende quando si parla di valori non negoziabili? Nessuno discute i valori del cattolicesimo ma quello che si deve chiarire è proprio il punto della negoziabilità.
Esiste sicuramente la coscienza individuale ma soprattutto ve n'è una anche collettiva: per noi laici è un valore egemone che rispetta tutti gli altri purché questi si esprimano senza mettere a rischio la laicità dello Stato e quindi senza imporre a nessuno valori agganciati al dogma, monopolio interpretativo della gerarchia cattolica.
Del resto affermazioni come quella recente del Papa in Germania quando ha detto che "Lutero aveva più fede in Dio di quanta ne abbiamo noi" o quella fatta più volte dal cardinale Carlo Maria Martini che ricordava quanto "Lutero è stato il più grande riformatore della Chiesa cristiana" costituiscono un riconoscimento implicito del relativismo sulle pretese della gerarchia di dettare norme non solo erga omnes ma neppure nei confronti degli stessi credenti.
Il cattolico adulto che vorrei incontrare è questa figura della modernità che recupera il ruolo fondante del laicato cattolico rispetto a quello importante ma sussidiario dell'ordine sacerdotale.
Io e lui saremmo senz'altro sulla stessa lunghezza d'onda, in qualche modo pure in sintonia ponendoci le stesse domande: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. Sembrano essere diventate un luogo comune queste domande e forse lo sono, ma continuano a costituire la base d'ogni filosofia e d'ogni conoscenza. Le nostre risposte spesso differirebbero ma talvolta potranno coincidere.
Entrambi cerchiamo per vie diverse il senso della vita.
Per me, laico, il senso della vita è nella possibilità di realizzare la persona umana al meglio, senza prevaricazione e senza essere avari di sé; come Eugenio Scalfari molto bene dice in un suo bellissimo libro, “sono gli unici due peccati che io riconosca per gravi e sarei disperato se sapessi di averli commessi”.
Per un cattolico la fede rappresenta il senso della propria vita.
Ma "non elimina il dubbio. Il dubbio tormenta spesso la mia fede. È un dono, la fede, ma è anche una conquista che si può perdere ogni giorno e ogni giorno si può riconquistare. Il dubbio fa parte della nostra umana condizione, saremmo angeli e non uomini se avessimo fugato per sempre il dubbio. Quelli che non si cimentano con questo rovello hanno una fede poco intensa, la mettono spesso da parte e non ne vivono l'essenza.", sempre con le parole del cardinal Martini.
Solo questo rovello, declinato in forme diverse, rappresenta il punto d'incontro tra laici di diversa estrazione, tra noi e i cattolici adulti.
E da quel punto potremmo affermare insieme molto laicamente che il vero peccato del mondo è l'ingiustizia, ogni forma di ingiustizia, dal quale tutti gli altri discendono.
Mario
Dal mio punto di vista, laicità è la forma di Fede per eccellenza. Un uomo di fede confida nel suo Dio al punto da non "temere alcun male" come recita il Salmo. Contrastare le diversità con l'imposizione confessionale della propria etica, comporta un affronto imperdonabile alla potenza del Dio in cui crede, una mancanza di fede che evidenzia la debolezza delle proprie convinzioni. Solo la testimonianza e la "compassione" (patire con)rendono sempre attuale un credo rivoluzionario come quello del Nazzareno, di Confucio, di Maometto; ma per potersene rendere conto bisognerebbe conoscerne le rispettive valenze, simili nelle diversità: oltre che spirituale anche sociale. Questa è la condizione che può accomunare le diverse laicità, siano esse di carattere religioso, agnostico o ateo. A più riprese ci si è sentiti ripetere che noi europei apparteniamo alla "radice cristiana", una verità innegabile nella quale tutti ritroviamo buona parte della nostra morale, ma ci ostiniamo ad ignorare il suo profondo messaggio di liberazione, rivoluzionario sin dall'Origine, sin dal concepimento del Dio fatto uomo, nel "Magnificat" stà tutta la laicità del messaggio che non disconosce spirito e materia, li fa procedere paralleli e mai in contrasto se non rispetto alla ingiustizia: "ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote,.. ha ribaltato i potenti dai loro alti troni, ha risollevato gli umili"; al ruolo della donna si riconosce l'autodeterminazione in una società dominata dal tempio e dai suoi sacerdoti, una radice cristiana che affida ad una Ragazza Madre un messaggio di una potenza immensa per quei tempi, una Donna che doveva essere lapidata per la sua gravidanza, ma Dio ha scelto quella figura femminile come veicolo di inacarnazione sovvertendo tutti gli schemi che regolavano la vita sociale.
RispondiEliminaQuella Donna, ha fatto una scelta di fede Laica rispetto alle regole,oppure no?!
"Padre nostro che sei nei cieli,... sia fatta la TUA VOLONTA'...." Lanci la prima pietra colui che fa dire a DIO ciò che pensa lui, questa è la bestemmia di chi pretende di estendere il proprio credo confessionale, impedendo a Dio di lasciarsi cercare dall'uomo fatto a Sua Immagine e Somiglianza, e se così mi ha fatto, mi ha fatto anche laico in ogni senso.