giovedì 23 febbraio 2012

CAOS DENTRO: VITA O CURRICULUM VITAE?

Ormai scrivere un curriculum è, soprattutto per noi giovani, all’ordine del giorno. Ma quante volte, nel riportare dati e codici con precisione assoluta pur di suscitare attenzione nei datori di lavoro, ci siamo dimenticati del senso della nostra esistenza? E’ mai possibile ridurre in una pagina, in un dato, in un misero codice, tutta la nostra vita e tutte le cose straordinarie che abbiamo compiuto nel corso della nostra esistenza? La sensazione di scrivere un curriculum (spesso inutile) è stata ben interpretata dalla poetessa polacca e premio Nobel per la letteratura Wislawa Szymborska nella sua poesia “Scrivere un curriculum”,  letta e interpretata recentemente in Italia da un altro grande intellettuale: Roberto Saviano. 
Vi riportiamo qui di seguito la poesia, con la speranza che i versi della Szymborska possano suscitare anche in voi sensazioni e emozioni che, alla fin dei conti, abbiamo provato tutti. 
Buona lettura e, come sempre, buona discussione!

SCRIVERE UN CURRICULUM di Wislawa Szymborska

Cos’è necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.
E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.




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