venerdì 17 febbraio 2012

ERETICO E' CHI APPICCA IL FUOCO, NON CHI VI BRUCIA DENTRO.

Nel giorno dell'anniversario della morte di Giordano Bruno, arso vivo il 17 febbraio 1600 con la lingua serrata da una morsa dopo essere stato accusato di eresia, ci sentiamo in dovere di ricordare il grande filosofo e pensatore italiano, proponendovi la difesa che egli tenne contro gli otto capi di imputazione mossi nei suoi confronti dalla Chiesa Cattolica. Parole ricche di significato, dalle quali traspare tutta l'intelligenza e la filosofia di uno degli studiosi più importanti della nostra storia.

Contro la Chiesa Cattolica.
Mocenigo: “Ho sentito dire di Bruno che alcuna religione gli piace; che il procedere della Chiesa oggi non è quello che usavano gli apostoli poiché loro, con esempi di buona vita, convertivano davvero la gente, mentre oggi si usa la forza e non l’amore; e chi non vuol essere cattolico bisogna che provi castigo e pena”.
Bruno: “Ho detto che gli apostoli facevano più con la loro predicazione, buona vita, esempi e miracoli, che con la forza che si possa fare oggi, non negando però alcun rimedio che la Chiesa possa usare contro gli eretici ed i mali cristiani”.



Sulla Trinità, la Divinità e l'Incarnazione.
Mocenigo:Ho sentito dire da Bruno che in Dio non vi è distinzione di persone e che questo sarebbe una sua imperfezione. Ho sentito dire che era grande ignoranza e bestemmia pensare che Dio fosse trino e uno”.
Bruno:Nella divinità intendo tutti li attributi della medesima cosa. Capisco tre attributi: potenza, sapienza e bontà, ovvero mente, intelletto e amore. Nego di aver negato che i tre attributi confluissero in un essere in carne umana. Sulla incarnazione ho avuto il dubbio che non tenesse teologicamente senza inferire contro Cristo o la divinità che si chiama Cristo. Sull’incarnazione ho detto che essendo la divinità natura infinita e l’umanità finita, quella eterna e questa temporale, non mi pareva proporzione tale da fare”.




Su Cristo.
Mocenigo: “Ho sentito dire da Bruno che Cristo fu un tristo che faceva cose tristi nel sedurre i popoli; che faceva miracoli solo apparenti; che era un mago e che mostrò a tutti di morire malvolentieri”.
Bruno: “Ho detto che sono testimonio della divinità, ma maggiore testimonio di essi è la legge evangelica appresso di me. Ho tenuto che i miracoli fussero veri, reali e non apparenti né mai ho pensato neanche detto cosa in contrario di questa”.



Sulla Transustazione. 
Mocenigo: “Ho sentito dire dal Bruno che è una bestemmia grande quella dei cattolici di dire che il pane si transubstanzi in carne; e che Bruno stesso sia inimico della Santa Messa”.
Bruno: “Se anche per molti anni sono stato con calvinisti, luterani ed altri eretici, non ho mai dubitato del sacramento della messa né di altri sacramenti. Ho avuto la stima di essi perché ho trattato di materia di filosofia né mai ho permesso che si trattasse d’altro”.



Sull'esistenza di mondi infiniti.
Mocenigo: “Ho sentito dire dal Bruno che sono infiniti i mundi e che Iddio ne ha infiniti perché ne vuole quanti ne può”.
Bruno: “Io tengo ad un infinito universo, cioè effetto della divina infinita potenza perché stimavo cosa indegna della divina bontà e potenza che, possendo produrre molti altri mondi, producesse un solo mondo finito. In questo universo metto una provvidenza universale, per la quale ogni cosa vive, vegeta e si muove e sta nella sua perfezione, nel modo con cui è presente l’anima nel corpo; e intendo ancora che Dio, per essenza, presenza e potenza è in tutto e sopra tutto, non come una parte ma come anima, in modo inesplicabile”.



Sulle bestemmie, l'anima dell'uomo e gli animali.
Mocenigo: “Gli ho sentito dire Potta di Cristo, e una volta essendosi corrucciato con un servitore gli ho sentito dire nientemeno che Cristo Becco, Cane Becco. Gli ho sentito dire che le anime passano da un animale in un altro e che, come nascono animali bruti di corruzione, così anco gli uomini. Egli afferma di essere già stato molte volte in questo mondo e molte altre volte vi tornerà anche dopo la sua morte”.
Bruno: “Ho nominato a volte il nome di Dio invano soggiungendo ingiurie contra chi avea collera ma non per ingiurie dirette contro il Santo. Ho tenuto che le anime siano immortali e che siano sostanze sussistenti e che, cattolicamente parlando, non passino da un corpo all’altro, ma vadino o in paradiso o in purgatorio o all’inferno”.




Sull'arte divinatoria.Mocenigo: “Giordano Bruno dice di voler attendere all’arte divinatoria, perché si vuole far correre dietro da tutto il mondo… “.
Bruno: “Ho ben detto di voler studiare l’astrologia per vedere se avea verità o conformità alcuna. Ho posseduto illecitamente senza licenza alcuni libri ma stimo che la scienza è di genere buono e presso gli uomini santi e giusti; la scienza è come una spada, che sta male in mano ad uno scellerato ma potrebbe star bene in mano di un uomo timorato di Dio”.



Sulla non punibilità dei peccati e sul peccato carnale.
Mocenigo: “Ho sentito dire dal Bruno che non vi è punizione dei peccati e che il non fare agli altri ciò che non vorresti essere fatto a te, basta per ben vivere. Mi disse inoltre che gli piacevano tanto le donne, e che si meravigliasse perché la Chiesa ne proibisse, diciamo, il loro uso naturale”.
Bruno:Dico che siano necessarie per la salvezza delle anime e ho detto qualche volta che il peccato della carne in genere era il minore dei peccati e che la fornicazione sia tanto leggiero che fosse vicino al peccato veniale”.




LA CONDANNA: Giordano Bruno, eretico impertinente, ostinato, impenitente e perciò essere incorso in tutte le censure ecclesiastiche e pene dalli sacri canoni, leggi e costituzioni, di qui condanniamo ad essere scacciato dal nostro foro ecclesiastico e dalla nostra santa ed immacolata chiesa della cui misericordia ti sei reso indegno. Ti rilasciamo alla Corte secolare del Governatore di Roma perché ti punisca, pregandolo però di mitigare il rigore della pena che non sia pericolo di morte o di mutilazione. Ordiniamo che tutti i libri scritti dal frate siano guasti e abbrugiati, posti all'indice.



LE ULTIME PAROLE DI BRUNO: "Dico che non devo né voglio ritrattare e che non ho da ritrattare e che non ho materia di ritrattazione e che non so su cosa debbo ritrattare (...) Forse con più timore pronunciate la sentenza contro di me di quanto ne provi io nell'accoglierla".







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