martedì 3 aprile 2012

LETTERE PARTIGIANE - Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana

Questa sera pubblichiamo la lettera di un partigiano romano che non usa mezzi termini (nella parte finale), per questo la lettera mi ha colpito molto.
Spero piaccia anche a voi!
Buona lettura




BIOGRAFIA

FABBRIZIO VASSALLI (FRANCO VALENTI)
Di anni 35 – dottore in scienze economiche e commerciali – nato a Roma il 18 ottobre 1908 -. Ufficiale di complemento di Artiglieria, dopo l’8 settembre 1943 con mezzi di fortuna giunge dalla Dalmazia in Italia – si offre volontario per attraversare le linee e portare a Roma un cifrario per il collegamento fra il Comando di Brindisi e il Fronte Clandestino di Roma – per oltre 5 mesi collabora con il colonnello Montezemolo nel servizio di informazioni ed in azioni di sabotaggio – comanda un gruppo del Fronte Clandestino che da lui prende il nome di Gruppo “Vassalli” -. Catturato il 13 marzo 1944 dalle SS tedesche – detenuto nei carceri di Regina Coeli – molte volte torturato -. Fucilato il 24 maggio 1944 sugli spalti del Forte Bravetta di Roma, con Bruno Ferrari, Salvatore Grasso, Corrado Vinci e un altro partigiano -. Medaglia d’Oro al Valor Militare.

LETTERA
24 maggio 1944
Carissima Amelia,
      sono al braccio italiano ed ho consegnato la roba che ti daranno.
      Si buona e pensa che ti ho voluto tanto bene. La roba verrà a te: tu sostieni i miei. Te li affido e di loro che mi perdonino il grande dolore che reco loro.
      Sono sereno e mi dolgo solo di non aver visto i nostri entrare a Roma.
      Spero che finanziariamente non resterai male e che con la pensione ed altro che ti verrà da me non debba essere dipendente da nessuno ne lavorare per vivere. Ciò mi era stato promesso.
      Riposati pure e ricordami. Sii però ugualmente una figlia per i miei.
      Rammentati della Bice che tanto era affezionata ai miei ed a me.
      Ti bacio con tutta l’anima.
                                                                                              Fabrizio tuo



Carissimi Papone e mammina,
      perdonatemi il dolore che vi reco che è veramente un angoscia per me. Pensate che tanti sono morti per la Patria ed io sono uno di quelli. La mi coscienza è apposto: ho fatto tutto il mio dovere e ne sono fiero. Questo deve essere per voi vero conforto.
      Vi abbraccio con tutta l’anima.
                               Fabrizio vostro


       La spilletta regalatela a Bice e così un altro ricordino anche ai miei nipotini.
       Saluto e abbraccio tutti, Enrico, Gina, eccetera.
       Non fate storie per il cadavere od altro. Dove mi buttano mi buttano. Quando potrete mettete l’inserzione sui giornali.
       Viva l’Italia.

1 commento:

  1. Pensare che queste lettere siano state scritte da persone normali, in punto di morte, che hanno lottato per i propri ideali mi fa venire la pelle d'oca!

    Continuate così!

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