martedì 17 aprile 2012

LETTERE PARTIGIANE - Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana

Riprendiamo dopo la settimana di pausa con la nostra consueta rubrica settimanale sulle lettere dei condannati a morte della Resistenza Italiana.
Questa settimana pubblichiamo le lettere, gli appunti su un diario e altri appunti di uno studente in lettere di Sassari.
Non aggiungo altro dato che le lettere e gli appunti sono gia molto lunghe, vi auguro solo una buona lettura!



BIOGRAFIA
Mario De Martis
Di anni 23, studente in lettere, nato a Sassari il 20 settembre 1920. Tenente pilota, è sorpreso l’8 settembr 1943 nei pressi di Grosseto, mentre tornava da una missione, da militari tedeschi e fatto prigioniero, riuscito ad evadere raggiunge Roma ed entra a far parte del Battaglione “Hazon”, Banda “Napoli”, con le mansioni di aiutante maggiore, svolge azioni di sabotaggio, di raccolta e distribuzione di materiale clandestino. Arrestato il 28 marzo 1944 in Piazza della Libertà a Roma, da elementi della Gestapo, in seguito al tranello tesogli da una spia entrata nelle file cospirative, tradotto nelle celle di Via Tasso, più volte torturato, trasferito il 23 aprile 1944 nelle carceri Regina Coeli. Processato il 9 maggio 1944 dal Tribunale Militare tedesco. Fucilato alle ore 10:00 del 3 giugno 1944, vigilia della liberazione di Roma, sugli spalti del Forte Bravetta (Roma), da plotone della PAI (Polizia Africa Italiana), con Fortunato Caccamo e altri quattro partigiani.


(Nota di diario scritta nelle celle di via Tasso a Roma)
10 aprile 1944.
Dopo 14 giorni inizio questo mio diario sperando in cuor mio di terminarlo presto per la riconquistata libertà. Di questi 14 giorni vissuti nel carcere delle SS di via Tasso, molte e molte cose potrei dire, ma preferisco tralasciare e prendere in considerazione solamente quanto succederà d’ora in avanti. Inizierò col parlare della mia cella. Essa è situata al secondo piano ed è contraddistinta col n. 5: un termosifone eternamente spento, una lampadina eternamente accesa, una porta ed una finestra insistentemente chiuse, quest’ultima naturalmente murata. Vi sono inoltre due panche di legno che servono da duro letto per 2 degli inquilini che sono designati dalla maggiore permanenza in questo inaccessibile luogo in cui è tanto facile entrare quanto difficile uscire. Qui è giocoforza trascorrere tutte le interminabili ore del giorno e della notte e di queste ore contare i minuti primi ed i minuti secondi, uno ad uno. La vita trascorre cosi monotona ed uniforme: al giorno succede la notte ed a questa un nuovo giorno. Colle prime luci dell’alba e col primo sole apriamo gli occhi e con gli occhi il cuore alle speranze.
14ᵃ speranza inutile oggi.


 
(Scritto sul tergo di una propria fotografia)
Regina Coeli, 10.5.1944
Mamma adorata,
24 ore fa sono stato condannato a morte dal Tribunale Militare di Guerra Germanico. Ho il solo grande dolore di non poterti nemmeno riabbracciare!
Perdonatemi, tu e babbo, se talora vi ho fatto adirare! Ma sappiate che mai come ora vi voglio bene e vi ringrazio di quanto avete fatto per me.
Un bacio forte forte dal vostro
Mario


(Lettera scritta alla famiglia Granata che lo ospitò a Roma)
Regina Coeli, 12.5.1944
Gen.ma Signora,
come avrete saputo, in data 9 c.m. sono stato condannato a morte dal Tribunale Militare Tedesco: a quest’ora forse la sentenza già viene portata alla firma del generale Kesselring: dopo di che giustizia sarà fatta.
Tante e tante cose vorrei dirvi in questa mia lettera, ma non so ora nemmeno da che parte iniziare. La cosa più importante ad ogni modo è quella di darvi incarico che sono certo, per quanto gravoso esso possa essere, non mi rifiuterete. Quando la guerra sarà terminata, quando finalmente ognuno sarà libero di fare quanto più gli piaccia, informate la cara mamma mia e colei che avrei dovuto far felice, Lalla, della sorte toccata a me: dite loro che niente mi tratterrebbe e mi ha trattenuto in vita che il desiderio di farle sempre sorridere e alleviarle da ogni e qualsiasi dolore.
Mamma e babbo mi perdonino se talora ho dato loro dei dispiaceri: mi illudevo di far loro dimenticare tutto nel prosieguo della mia esistenza. Se ciò non si è verificato, non è causa di mancanza di buona volontà da parte mia, ma piuttosto di interventi di agenti esterni e di un destino avverso contro cui è inutile lottare. Mi hanno insegnato a vivere e mai come ora mi accorgo di aver fatto tesoro dei loro efficaci insegnamenti. Io sono calmissimo ed attendo il giorno stabilito come se in esso si trattasse di dover acquistare la libertà: vorrei che voi mi vedeste perché possiate convincervene di persona perché vorrei consegnarvi qualcosa per la mamma stessa e per Lalla.
A Lalla auguro ogni felicità: è veramente una ragazza sfortunata perché sarebbe dovuta essere sufficiente la perdita dei genitori, ma sarà altrettanto forte come il suo Mario per questo nuovo colpo. Se le spie (tale è la mia imputazione) hanno… un penitenziario a parte, forse non la rivedrò più, altrimenti potrò nuovamente riabbracciarla e forse raggiungere con lei la felicità negatami ora.
Ed ora lasciamo andare i pensieri dei cari lontani che non hanno come conseguenza altro che un dolore interno ed una lacrima agli occhi, per parlare di cose più… vicine. Voi vi sareste già rimessa della vostra malattia e mi auguro pertanto che possiate stare bene, così come Anna e Teresa. A queste due cuginette un bacio e un abbraccio affettuoso.
E quella signora che io chiamavo per il suo portamento austero “la zarina” [il Maggiore Lazzarino Desy, Comandante di Battaglione “Hazon”; la frase che segue vuole significare che non hanno parlato e che il Maggiore Dessy può proseguire il lavoro senza timore. – N.d. R.], come sta? Anche lei si sarà completamente ristabilita. Ditele che la ricordo sempre con riconoscenza e con simpatia e che sarei felice se la sapessi calma e tranquilla: ora non ci sono più io per darle fiducia durante gli allarmi, ma penso che bombe in Città non ne cadranno più
I miei compagni condannati sperano in una grazia. Qui si dice che possa molte l’intervento del Papa ed una petizione al Marescialla Kesselring. Ma chi sia?
Ad ogni modo vi prego nuovamente di cercare di ottenere un colloquio che, data la condanna, non dovrebbe essere difficile.
Vi giungano graditi i miei più affettuosi saluti, che estenderete a vostro marito, a Teresa e ad Anna.
            Mario



Caro Zio,
tra una mezz’ora saremo fucilati tutti e sei. Il mio pensiero corre ora a Voi ed alla cara mamma che il destino non ha voluto dovessi riabbracciare.
Sarete voi ad avvertili ed a dire loro che li aspetterò altrove.
Saluti tanti tanti e baci a tutti dal vostro          
                                                                                                                 Mario

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