“Ho sempre detto a tutti che ero felice. Godevo ne sentirmi ammirata e invidiata. Ma la verità è che per tutto questo tempo sono vissuta nella menzogna...”.
(Nicoletta Sipos, “Il buio oltre la porta”)
Il libro da cui è tratta
questa frase racconta la storia di Alice, sotto al cui nome fittizio si cela la
storia vera di una donna che ha per anni subito le violenze dell’uomo che aveva
sposato e che amava. Una donna, non l’unica, una delle tante che ancora oggi
sono costrette a subire un incubo da cui non possono, o peggio ancora, non
sanno scappare. Perché spesso la violenza è psicologica prima che fisica e ci
si trova intrappolati in un labirinto senza uscita, in un buio che riempe
l’ambiente in cui una persona dovrebbe sentirsi più al sicuro, la propria casa,
la propria famiglia.
Oggi, il 25 novembre, nella
giornata internazione contro la violenza sulla donna, il nostro pensiero va a
queste donne che lottano tutti i giorni per sopravvivere in quelle tenebre che
le attendono al ritorno a casa, o sul posto di lavoro, o ancora anche
semplicemente mentre camminano per strada. I traumi che le esperienze a cui
sono sottoposte lasciano segni troppo spesso indelebili ed inconfessabili,
quindi la soluzione migliore è prevenirli. Mettiamo un freno alla disumanità, alla
violenza ingiustificata, ad atti che non si addicono alla società civile a cui
sosteniamo di appartenere.
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