giovedì 4 ottobre 2012

CAOS DENTRO: SPORT, MA QUANTO CI COSTI?

Non posso fare a meno di notare che sempre più spesso, dopo che ci si è proposti un ideale da seguire, si finisce per abbandonarlo perché intervengono interessi di altro tipo, soprattutto economici o di prestigio. E allora mi chiedo se quel punto di partenza che ci si era fissati all'inizio nasceva da un genuino interesse verso una certa realtà o se era solo un modo per costruirsi un’immagine di un certo tipo e piacere così all'opinione pubblica.

Non voglio parlare di grandi progetti o fatti importanti, non credo di essere abbastanza esperta per poter giudicare, e poi non ce n’è bisogno: per trovare un esempio basta guardare alla vita di tutti i giorni e alle attività ad essa connesse. Io parlo da giovane ragazza quale sono, dal mio mondo che ruota intorno a scuola, amici e hobby. E, come accade per molte persone della mia età, tra questi ultimi lo sport ha per me un ruolo importante. Ora, molte associazioni e federazioni sportive, specialmente quelle che si rivolgono a bambini e ragazzi, sono nate per tentare di “togliere dalla strada i giovani”, o almeno si sono dimostrate interessate al problema, e, per fare ciò, li incoraggiano ad avvicinarsi al mondo dello sport. Io trovo che questo ideale sia davvero apprezzabile: lo sport infatti, se praticato con onestà e passione, può anche essere a suo modo “una scuola di vita” , insegnando a chi lo pratica il valore della lealtà, del rispetto delle regole e degli altri, oltre che costituire un’alternativa capace di evitare che molti ragazzi si “perdonano”,  finendo spesso per inoltrarsi nel mondo della droga o della criminalità.

Ma, se davvero è questo uno degli obiettivi principali delle società sportive, allora io mi chiedo: com’è possibile perseguire questa linea di pensiero se le stesse associazioni non fanno nulla per facilitare l’avvicinamento delle persone alla loro attività? I prezzi dei corsi e dell’equipaggiamento necessario per praticare non fanno che aumentare e sembra che gli organismi come le Polisportive o la stessa amministrazione dei Comuni non facciano nulla per venire incontro alle spese che le famiglie si trovano costrette a fronteggiare e che spesso scoraggiano a partecipare. In otto anni che pratico qui a Calusco, non ho fatto altro che vedere i prezzi dell’affitto della palestra salire ogni anno sempre di più. Il mio allenatore ha fatto di tutto per cercare di non aumentarci la quota annua di iscrizione, ma alla fine non è più stato possibile. Non è forse questo un segno di disinteresse da parte delle Polisportive che sono tanto brave a parole ma che alla fine sembrano pensare più al loro interesse che agli effettivi benefici per i loro iscritti? Siamo in piena crisi economica e questo può anche spiegare la maggiore necessità di denaro. Ma sono certa che esistono altri modi per ottenerlo, continuando a perseguire lo scopo primario di restare vicini ai giovani che trovano nello sport una spinta a cambiare vita e a divenire persone responsabili.

Anche il Pubblico sembra non mostrare il minimo interesse verso questo problema che pure dovrebbero interessarlo in prima persona visto che non fa altro che ripetere che “i giovani sono il futuro della nazione” e che è importante occuparsi di loro. Se per esempio il Comune di Calusco destinasse anche solo una piccola quota annua per permettere di tenere più bassi i costi delle attività sportive almeno per le famiglie con reddito basso sarebbe già un passo avanti. E per una volta dimostrerebbe di essere vicino ai cittadini con i fatti oltre che con le parole.




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