“Quando qualcuno cerca, allora accade facilmente che il suo occhio perda
la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori di quella che cerca, e che egli
non riesca a trovare nulla, non possa assorbire nulla, in sé, perché pensa
sempre unicamente a ciò che cerca, perché ha uno scopo, perché è posseduto dal
suo scopo.
Cercare significa: avere uno scopo.
Cercare significa: avere uno scopo.
Ma trovare significa: essere libero, restare aperto, non avere scopo. Tu
sei forse, di fatto, uno che cerca, poiché, perseguendo il tuo scopo, non vedi
tante cose che ti stanno davanti agli occhi”.
(Hermann Hesse, Siddharta)
(Hermann Hesse, Siddharta)
Der
Suchende in tedesco è “colui che cerca”, termine usato per riferirsi a quegli
uomini che non si accontentato delle superficie delle cose, ma che, ragionando,
vogliono esplorare, andare in fondo a ogni aspetto della vita, conoscere se
stessi. Si tratta di “un cercare che è già di per sé un trovare”, come direbbe
Sant’Agostino. “Colui che cerca”, der Suchende, è un individuo inquieto,
bisognoso di certezza. Egli cerca l’Assoluto: “una verità su cui fondarsi
nell’universale relatività della vita e del mondo”. È un ricercare che ci
mantiene in un equilibrio precario tra ciò che siamo e ciò che non siamo
ancora. È quel senso di inquietudine che spinge l’individuo ad alzare lo
sguardo sulla propria vita e a domandarsi come si è arrivati a quel punto; un
sentimento di incertezza che ha da sempre accompagnato l’uomo e che lo ha
portato ad affidarsi a dottrine confortanti, luoghi comodi in cui coltivare la propria identità.
Siddharta rifiuta queste “dottrine” a cui altri sono
pervenuti per mezzo delle loro esperienze, del loro pensiero, della loro
conoscenza. Egli è consapevole che per trovarsi, per essere liberi, il percorso
verso sé stessi lo si deve compiere da soli. Così si rivolge Siddharta a Buddha
dopo averne ascoltato la dottrina: “Questo è il motivo per cui continuo la mia
peregrinazione: non per cercare un’altra e migliore dottrina, poiché lo so che
ve n’è alcuna, ma per abbandonare tutte le dottrine e tutti i maestri e
raggiungere da solo la mia meta o morire”.
Il
rischio è di perdersi, ma trovarsi significa pervenire a una consapevolezza di
sé che permette alla personalità di realizzarsi completamente e di vivere.
Vivere realmente quelle ore, quei giorni, quegli anni che vengono di solito
sciupati nella banalità di un’esistenza “d’ordinaria amministrazione”.
bellissimo...
RispondiEliminaIl rischio è di perdersi, ma trovarsi significa pervenire a una consapevolezza di sé che permette alla personalità di realizzarsi completamente e di vivere. Vivere realmente quelle ore, quei giorni, quegli anni che vengono di solito sciupati nella banalità di un’esistenza “d’ordinaria amministrazione”.
RispondiEliminaPartite da qui è sarete già a metà dell'opera giovani. Continuate così.
Un caro amico